Ci sono un sacco di piccoli miracoli nella ristorazione e nell’hotellerie italiana. E più in particolare, in quelle piemontesi. Miracoli che son, bisogna dirlo, spesso figli delle crisi che ha spinto molti giovani a reinventarsi, e creare nuovi modelli o a esplorare nuovi territori, lanciandosi in sfide da far tremare i polsi.

La sfida qui l’hanno lanciata due ragazzi francesi. Lui si chiama Jerome Migotto, la sua compagna e factotum Charlotte. Stavano in un posto niente male, Parigi dove lui ha girovagato tra le cucine dei più famosi ristoranti tristellati a imparare dagli chef più à la page (Yannick Alleno, tanto per citarne uno) come tirare una salsa o cuocere alla perfezione una carne o un pesce. Charlotte però discendeva da una famiglia che viveva sulle colline della Langa Monregalese, una zona bellissima dal punto di vista naturalistico, ma non proprio al centro del mondo. Erano gli avi di Charlotte per la precisione di San Luigi la frazione di un piccolo paese dell’Alta Langa, Igliano. E qui i due ragazzi francesi si sono trasferiti e hanno recuperato un vecchio edificio semiabbandonato trasformandolo in un hotel a quattro stelle. Da oltre vent’anni a San Luigi però non esistevano più attività commerciali. Loro hanno scelto comunque di privilegiare gli artigiani e le aziende locali, realizzando un edificio ad alta efficenza energetica, adeguato all’architettura locale con archi a vista e conservando e ristrutturando due antichi forni con tetti in ciappe che si trovano proprio davanti all’ingresso dell’hotel. E che vengono usati per pane e cucina. Dopo 5 anni di lavoro hanno aperto: dieci camere e una suite con vista panoramica sull’intero arco alpino piemontese.

E, finalmente ci siamo arrivati, al piano terreno dell’hotel c’è il ristorante. Moderno, elegante e soprattutto molto buono. La cucina (la definizione davvero azzeccata è su Tripadvisor) “unisce la saggezza della cucina francese e la concretezza piemontese”. Qualche piatto: salmone affumicato in casa, uovo su dadolata di zucca con tartufo estivo, ravioli di vitello con ratatouille alla nizzarda scampi arrosto e riso venere, una tradizionale guancia al vino rosso, perfetta. Migotto è anche un ottimo pasticcere, e Charlotte in sala vi aiuterà anche nella scelta del vino in una carta piccola ma completa. La spesa è l’ultimo regaolo. Menu a 32 euro, alla carta poco di più.

“MARCO TRABUCCO” La Repubblica